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al testo di Simonetta Sambiase
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Fior di mela, lasciati fiorire in questo vento di voci che oscillano come campanelle e s'intrecciano in ventagli di terre snelle, si attraversa ammirate la fine di letarghi quando le vipere seducono il caldo dei sassi e ci si siede al sole per mostrargli il viso sole, slacciandosi maglioni e piedi nudi a toccare l'erba e i trifogli, incastonate in una fila di sollievi, marosi come marine limpide di verdi e di cinabri come fiori che nessuno più regala essiccati dalla plastica cinese e ti convincono che non sia peccato il cuocere del cuore che la pelle giovane e dorata piaccia sempre che non si possa usare quella parola primavera un nome nuovo da dare un bambino un rimbombo di vita in un letto un fumo bianco di un colpo di fulmine indefinita colta nell'attimo primo dello sbocciare in sincronia con luci dei fiumi che si accendono, intrisa di semi mescolati primizia dalle mille nomee cacciata a forza dai galatei dei sultani latini firmando la resa con l'azzurro dei non ti scordar di me impudica come lo scandalo di un'appagata sindrome premestruale fasciata in un abito bianco da vergine baldracca in un'immacolata rinascita bislacca radice nuova in una vallata di gemme e vetri di falsi smeraldi frantumati in un campo di nuvole troppo rumorose. (dal Montparnasse Café n. 33 dedicato alla natura) |
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